Post

Exultet 2009

Immagine
 Exultet 2009 Il vino perfetto per finire un anno sconvolgente, orribile, e iniziare un blog, un diario enoico. Per il nome, "Esulti [il coro celeste degli angeli]" opportuno per dire finalmente addio al terribile 2020; per la denominazione, Fiano di Avellino, centrale nel mio cuore dionisiaco, e forse la mia “prima sorsata” consapevole e indimenticabile; per il produttore, Quintodecimo, creatura di Laura Di Marzio e Luigi Moio, sintesi prodigiosa di territorio e cosmopolitismo, memoria e rivoluzione, artigianalità e scienza. E poi l’annata: non perché il 2009 fu un anno straordinario (anche se fu un millesimo climaticamente inappuntabile, di fatto), ma perché bere un bianco di 11 anni è sconfiggere uno dei tanti pregiudizi (stolti?, errati?, autolesionisti?) sul vino. Farlo con un vino come Exultet, poi, è una fortuna e un privilegio: perché è vero che «...il vino deve poter maturare senza invecchiare» come dice il professore Moio , ma arrivare indomiti, anzi in splend